Storie dalla pediatria di Henintsoa
di Luigi De Salvo
2017 I BAMBINI TRISTI DELLA PEDIATRIA
Quest’anno ci sono molti bambini in pediatria: alcuni hanno problemi respiratori o anemia da malaria cronica. Ma nei primi mesi dell’anno ci sono stati due uragani che hanno distrutto gran parte dei raccolti. Pertanto molti bimbi sono ricoverati perché malnutriti: sono bimbi belli, con occhi grandi e ciglia da cerbiatto, che sembrano floridi, ma in realtà sono edematosi per carenza di proteine.
Hanno tutti un’aria triste e malinconica. Una tristezza esistenziale, direi, di chi non si aspetta molto dalla vita.
Qui vengono nutriti nuovamente, con abilità e competenza, e noi, dopo il giro, ci impegniamo a farli giocare per tentare di strappar loro un sorriso, ma niente! Non sorridono mai…
Mi accorgo, nei giorni successivi, che mi aspettano, disposti a fare qualche giochino banale, ma rimangono con la loro espressione seria e triste, quasi apatici.
Passano i giorni e finalmente qualcuno risponde ai giochi e accenna un timido sorriso: siamo contenti di essere riusciti finalmente a farli ridere!
Pensiamo di essere stati convincenti, ma vengo a sapere che la malnutrizione proteica induce una vera depressione psichica, e quindi adesso sorridono perché stanno meglio! Il sorriso è un merito delle proteine, più che nostro!
2018 L’ISOLA CHE NON C’E’
Seconda stella a destra, questo è il cammino, e poi dritto fino al mattino….quest’anno In Madagascar ho trovato l’isola che non c’è!! l’isola dei bimbi perduti di Peter Pan!
All’ospedale di Henintsoa (che significa tanto bene..) c’è suor Lea che, novella Peter, raccoglie, non i bimbi perduti, ma quelli a rischio di perdersi.
Lei già ospitava bambini abbandonati presso l’orfanotrofio di Ifatzi. Poi , trasferita all’ospedale di Henintsoa, si è presa cura di quelli che, divenuti grandicelli, avrebbero dovuto essere dimessi dall’orfanotrofio. Infatti dopo i tredici anni i bambini vengono dimessi da Ifatzi e rimandati presso le famiglie(allargate) di appartenenza. Alcuni ,però, non hanno proprio nessuno che li possa seguire: a quattordici anni, orfano, nel sud del Madagascar un bambino rischia di perdersi.
Così suor Lea ne ha preso qualcuno con se all’ospedale, quelli che non avevano dei parenti o una tribù in grado di accoglierli.
Qui ha dato loro una casa e sta insegnando un lavoro in cucina, oltre a mandarli a scuola.Tutti loro preparano verdure, puliscono le stoviglie e cucinano, sia per i degenti che per i volontari europei.
Così, pian piano , si è formata una brigata di cucina di ragazzi dai quattordici ai diciotto anni, dove tutti sanno fare qualcosa e lavorano sorridendo, ascoltando musica e aiutandosi fra di loro.
Lea dà a ciascuno di loro un piccolo stipendio che accumula su dei conti in banca personali per garantire loro un futuro ed insegnare loro l’uso del denaro, che qui sanno adoperare in pochi.
Sono un bel gruppo affiatato, in cui i nuovi arrivi vengono accolti con affetto.
Bibì e Suluff
Fra i ragazzi prima c’era anche Lalà, che però è morta a 16 anni dando alla luce Bibi, che adesso ha quasi due anni, ed è rimasto senza genitori, in ospedale, affidato ai ragazzi e alle suore. Ultimo arrivato è Suluff, un bimbo di otto-nove anni con i piedi torti in maniera impressionante, che cammina saltellando sul dorso dei piedi ed è stato preso in ospedale da suor Lea, in attesa di un ortopedico in grado di aiutarlo.
Suluff si è preso spontaneamente cura di Bibi. Nonostante l’handicap lo veste e lo cambia, quando il piccolo è stanco lo porta in braccio, gli sta dietro in continuazione: Bibi è un bambino felice e lui anche.
Il gruppo lo ha accolto con affetto, visto quello che fa per Bibi, che è la mascotte di tutti. Lui si è integrato e riesce perfino a correre e a ballare con gli altri, pur con i piedi che si ritrova
Sono commosso dalla sua serietà e dal senso di responsabilità che dimostra verso Bibi, e che lo rendono più adulto più di molti altri.
Gustave
Qualche giorno fa mi hanno portato Gustave, 10 anni. La madre è morta e il padre si è risposato. La matrigna lo detesta, non lo fa andare a scuola e lo manda a pascolare gli zebù.
Ieri, dopo il ciclone, era lungo il fiume con gli zebù e con alcuni amici quando è stato aggredito da un coccodrillo, che lo ha morsicato alle gambe per trascinarlo sott’acqua. Gli amici lo hanno afferrato e lo hanno trattenuto, mentre altre persone sono accorse e hanno spaventato il coccodrillo, che, dopo averlo masticato un bel po’, alla fine lo ha lasciato!
Gustave ha riportato profonde ferite alle gambe e ai glutei, che abbiamo ricucito per due ore e mezza. Nei giorni successivi, durante le dolorose medicazioni, lui non si è mai lasciato sfuggire un lamento. Tutte le volte è tornato in stanza a piedi, con la tempra di un antico guerriero! Però c’è angoscia nei suoi occhi e nella suo viso senza espressione. Chissà cosa ha provato e cosa penserà della sua vita.
Sembra la storia di Cenerenola senza lieto fine, anzi con la comparsa finale del mostro!
Suor Lea ha già pensato che lo aiuterà e lo terrà un bel po’ in ospedale,fino a quando non sarà completamente guarito, e, se la famiglia non lo reclamerà, chissà che non vada ad aumentare il numero dei bimbi perduti… Gli altri ragazzi del gruppo vanno a trovarlo e cercano di tenergli compagnia.
Dite voi se questa non è un’isola felice, così strana da essere improbabile….
2019 LA STORIA DI AUGUSTINE, GULLUM, E DI ANITRA
Questo anno all’ospedale di Henintsoa mancavano i “bimbi sperduti” di suor Lea, quelli che lei aveva accolto in ospedale quando erano stati dimessi dall’orfanotrofio. Nel frattempo sono cresciuti: le ragazze sono a Manakara a strudiare, Davide, tornato dalla scuola alberghiera di Antsirabè, si occupa della cucina, Angelo studia da infermiere, Lolò dovrebbe studiare a Vohipeno, ma non ne ha voglia…
Però i bambini, in ospedale non mancano: la pediatria è piena di malnutriti e di storie pietose…
Quando entro in pediatria,durante la visita nel primo giorno di attività, vengo accolto dal sorriso radioso di una bimba. Non so perché ma c’è qualcosa che mi stupisce… Poi capisco: è una bimbetta di circa un anno, non sta ancora in piedi, e ha tutti i denti! Chiedo a suor Blandine e lei mi racconta la sua storia.
Augustine, è il nome della bimba, in realtà ha più di due anni e mezzo! E’ così piccola e non cammina perché è malnutrita: la madre è morta di parto, il padre ha un grave handicap motorio e cammina a stento con le grucce, così non ha potuto insegnare a lei a camminare. Quando lui usciva per procacciare un po’ di cibo,la bambina veniva lasciata in casa con una ciotola di riso che lei, gattonando, divideva con i topi che frequentavano la capanna!
I vicini del villaggio, essendosi accorti della situazione, hanno avvertito le suore, che stanno ospitando padre e figlia. Stanno cercando di alimentare adeguatamente entrambi e di insegnare a camminare ad Augustine, che, ogni volta che ci vede, sorride fiduciosa! Ogni volta, le porgo due dita cui lei si aggrappa, e andiamo un po’ in giro…
Più avanti c’è una bimba di 4 mesi, malnutrita grave: è senza capelli, le guance sono infossate e quindi gli occhi sembrano enormi. Non riesce a succhiare nè a lamentarsi: viene nutrita per sondino dalla nonna.
La madre è morta di morbillo durante l’epidemia che c’è stata in Madagascar il mese scorso. Lei ha preso il morbillo, ma è sopravvissuta . Non ha ancora un nome: non glielo hanno ancora dato, visto che la sua sopravvivenza è incerta! Noi la chiamiamo Gollum per via degli occhioni, enormi in quel viso malnutrito, che guardano stupiti il mondo che la circonda e che fissano i sonagli colorati che gli abbiamo messi vicino come fossero un “tesssoro”! Tutti speriamo che sopravviva , che si irrobustisca e che possa giocare con i suoi sonagli..
E che dire dei due fratellini malnutriti: lei di due anni e mezzo, ha un ritardo, sia mentale che di crescita e non cammina ancora. Lui , di in anno e mezzo, è grande come la sorella e cammina abbastanza disinvolto. Adesso che è nutrito meglio riesce a spingere la sorellina seduta su un deambulatore e la porta in giro per il padiglione.
Noi stiamo cercando di insegnare a camminare alla bimba, porgendole due mani cui si aggrappa per zampettare. Ogni volta che entriamo in reparto il fratellino ci viene a prendere per mano e ci scorta dalla sorella! Vuole chiaramente che ci occupiamo di lei…
E’ dificile non commuoversi vedendo tutti i giorni questi bambini piccoli lottare per la vita, per avere nutrimento e cure che in Italia diamo per scontate, come un diritto di cui non ci accorgamo nemmeno più